Parrocchia di San Rocco - Frattamaggiore

Il Natale e la Ricerca di Dio

Pagine natalizie e spirituali di don Pasqualino Costanzo

A cura di Pasquale .Saviano

 

 

    Esiste un legame indimenticabile tra la Parrocchia di San Rocco di Frattamaggiore e don Pasqualino Costanzo: egli è stato un suo figlio che è divenuto anche una sua guida spirituale.

Questo legame diviene particolarmente significativo nel tempo natalizio che ci rimanda il ricordo della sua scomparsa, avvenuta il 23 Dicembre del 1991, e ci ripropone le auree di una spiritualità semplice che hanno sempre accompagnato le vicende della sua vita.

La nobiltà umana e la fede profondamente vissuta di questo sacerdote  è nota ai frattesi che lo hanno avuto come cantore della loro storia locale, ed è nota a tutti quelli che lo hanno conosciuto attraverso l’incontro personale e attraverso il messaggio dei suoi scritti numerosi.

Un giusto riconoscimento della sua opera e del suo insegnamento morale infatti non è mancato, in vari luoghi del paese e in varie circostanze della recente storia locale, da parte delle Autorità e delle persone che lo hanno onorato ed intendono ancora onorarlo con la dedica  ufficiale e con la memoria libera.

Ci fa bene ricordare don Pasqualino con le sue parole e i suoi comportamenti che ci fanno conoscere e recuperare della fede e del  cristianesimo una manifestazione luminosa a noi vicina. Questo ricordo non può che migliorare  l’esperienza della vita della comunità e  della riflessione personale.

   Nella dimensione della vita parrocchiale è sorta l’esigenza di rivisitare un poco il pensiero e le parole di don Pasqualino, per evidenziarne quegli stimoli perenni che essi rappresentano per la meditazione e la crescita spirituale, per metterci in ascolto di un insegnamento che proviene da una fede limpida e da un vita sacerdotale vissuta da un uomo che ha osservato attentamente il suo vivere e quello del  mondo che lo circondava ed ha, con forza costante e con coscienza piena, operato per realizzare insieme con i fratelli un percorso di fede e di carità conforme al Vangelo, che era per lui il modello di vita fondamentale: la Storia più bella.

   Non si tratta, in questa sede, di presentare di don Pasqualino Costanzo la vita e l’opera, alla stregua delle presentazioni e degli studi  che riguardano scrittori, autori e pensatori.

Sono convinto che una operazione del genere sia anche possibile con l’analisi dell’opera letteraria di don Pasqualino, che ha lasciato numerosi scritti e contributi importanti alla riflessione e alla cultura.

   Più che altro urge avere di don Pasqualino un ritratto importante alla scadenza del decennale della sua morte, ed operare un ascolto ed un ragionamento comune per recuperare gli aspetti del suo riflettere e della sua guida spirituale che egli stesso avrebbe più amato e visto volentieri superare il diaframma del tempo per poter continuare ancora a dialogare sui temi della vita e della fede a lui cari. Ed in questa urgenza si pone questa nostra scelta di rileggere talune  pagine natalizie e spirituali che don Pasqualino ci ha lasciato, senza intenti sistematici, come confidenze, tra gli inserti delle sue opere scritte.

   Il tempo dell’analisi filologica dell’opera di Pasquale Costanzo, prete e scrittore frattese della seconda metà del XX secolo, deve ancora venire e la sua attuazione è legata alla presa di coscienza da parte degli studiosi e dei responsabili della comunicazione e della politica culturale che individueranno e celebreranno nell’opera costanziana i valori del patrimonio estetico, educativo e storico.

   Don Pasqualino Costanzo  appartiene a pieno titolo alla schiera degli scrittori, ed in particolare degli scrittori locali che da secoli onorano il nostro paese: Padricelli, Lupoli, Giordano, Capasso, Vergara, Auletta, Perrotta…

Egli, con la sua opera, è partito dalla poesia d’ispirazione leopardiana e foscoliana scritta nei luoghi della sua vocazione giovanile; dalle celle della sua preparazione sacerdotale e del suo maturo ritiro spirituale ha amato il genere della descrizione estetica, oggi molto di moda nella letteratura turistica, e ne ha dato numerosi saggi dipingendo con le parole santuari, paesi e paesaggi del salernitano, della costiera amalfitana, della penisola sorrentina, del Golfo di  Napoli, dell’Irpinia, della Campania, dell’Italia.

Don Pasqualino ha narrato storie e romanzi intrecciando i piani della fantasia, dell’ideale e della realtà; ha percorso i sentieri della storia del suo paese, cogliendone gli aspetti particolari e la civiltà generale; ne ha raccolto e interpretato la tradizioni e i costumi con l’amore del figlio, con lo spirito del moralista e con il rigore dell’antropologo. Ha scritto di mariologia nello stile del trattatista, di omiletica nello stile esortativo;  ha indirizzato volutamente le sue opere all’educazione dei giovani e alla riflessione delle persone mature.

   Una veloce scorsa dei suoi scritti ci da il senso della sua personalità letteraria eclettica, che è tale per il carattere di una comunicazione morale che vuole rivolgersi ad ogni tipo di pubblico, e direi più probabilmente, nelle reali intenzioni dell’autore, ad ogni tipo di fedele.

In una eventuale analisi dell’opera di don Pasqualino si avrebbe quindi la possibilità di scoprirne le perle e la diversità dei generi: poesia, narrativa, storia, antropologia culturale, teologia, pedagogia.

   Questa scoperta è preconizzata in qualche modo nella presente e breve raccolta di pagine realizzata nell’attuale spirito natalizio, che si pone così anche come stimolo per operare ulteriori approfondimenti dell’opera di don Pasqualino Costanzo.

Concludo proponendo una chiave di lettura che ci viene quasi indicata dallo stesso don Pasqualino;  il quale in un brano da lui scritto nel 1972 che riguardava la  devozione del mercoledì  alla Madonna del Carmine così diceva:  

        “ L’antica chiesa…era accogliente e ricca di spiritualità per la devozione popolare

           verso la Madonna del Carmine e S.Ciro. Ogni mercoledì, in un’atmosfera di

           pacato misticismo, numerosi fedeli venivano in chiesa per la pia pratica in onore

           della Vergine Bruna del monte Carmelo”.

Il brano fu scritto con l’intento dell’antropologo, ovvero con l’intento di uno storico che deve descrivere come osservatore esterno l’avvenimento che sta studiando. Ma ad un certo punto del testo, cosa che non era successa nella descrizione delle altre chiese, l’autore, don Pasqualino, dice che “numerosi fedeli venivano in chiesa”. Quel venivano ci indica un soggettivismo dell’autore, che si mette ad osservare l’avvenimento dall’interno, e ci indica che quella era la chiesa ove egli operava come cappellano e come padre spirituale: un luogo accogliente e ricco di spiritualità caratterizzato da un’ atmosfera di pacato misticismo.

Questi termini probabilmente sfuggiti inconsapevolmente alla penna dell’autore ci rimandano forse il tratto più profondo della sua spiritualità.

            

 

   La riflessione sul Natale è presente in quasi tutte le opere di don Pasqualino: in quelle poetiche, in quelle narrative, in quelle storiche e in quelle religiose.

Il Natale di don Pasqualino ed i sentimenti personali ad esso legati hanno sicuramente un fondamento originale, connesso con la sua infanzia, situato all’origine della sua vocazione e legato alla sua esperienza di studio. Il Natale è un tempo che gli rimanda la bellezza, il calore e la nostalgia degli affetti familiari, e gli rimanda insieme i connotati della religiosità semplice e popolare del suo paese e delle sue tradizioni.

    Su questa base, in armonia con la sua crescita spirituale di sacerdote  e con la sua maturità umana, progressivamente  il sentimento del Natale si arricchisce dei significati ulteriori legati alla storia sacra  e alla cultura ecclesiastica locale, che dalla fondazione del Ritiro in Frattamaggiore agli inizi dell’ ‘800,  ha un punto di forza nella spiritualità alfonsiana. E’ risaputo infatti quale importanza assume la celebrazione del Natale in questa  spiritualità tutta napoletana, e quali sentimenti e quale musicalità essa trasmetta nel panorama internazionale.

 Don Pasqualino è stato nell’ultimo scorcio del secolo scorso un interprete importante di questa spiritualità, che in Frattamaggiore trovò luogo con l’opera dei prelati di casa Lupoli che avevano legami di amicizia personale con sant’Alfonso de’ Liguori  e che  affidarono il Ritiro alle suore che vivevano la regola del santo. I canti di Natale di don Pasqualino, compreso quello musicato da don Salvatore Vitale, riverberano fortemente il modello di sant’Alfonso di “Tu scendi dalle stelle” e di “Quando Ninno nascette a Betlemme”.

   Le aure spirituali che circondano la concezione semplice e bella del Natale di don Pasqualino non sono però unilaterali ed autocelebrative, esse fanno da sfondo anche ad un Natale talvolta drammaticamente vissuto nella vicenda della sofferenza e della povertà umana. Il Natale diviene insieme per don Pasqualino la manifestazione del mistero di Dio ed il messaggio vivente, da accogliere e da realizzare, di una carità operativa che va incontro ai problemi dell’uomo ed interviene con risolutezza  e in profondità per risolverli.

Don Pasqualino viveva così, con la valutazione dei comportamenti umani e degli avvenimenti, con le sue opere di carità fraterna e con le sue attività intellettuali, il suo fantastico Natale.   

 

   La Ricerca di Dio assume per don Pasqualino i caratteri di un percorso necessario che egli deve compiere per comprendere sempre più profondamente il mistero di Dio che si avvicina alla sua vita personale e lo chiama a realizzare la sua vocazione. Questi caratteri non si legano esclusivamente ad una esperienza personalistica da vivere nella solitudine senza confronti e senza riferimenti con l’esperienza altrui. Per don Pasqualino, il percorso necessario personale si identifica con il modello generale del percorso  dell’uomo e del credente che intende rispondere con la propria fede alla chiamata di Dio e che deve necessariamente scandagliare le motivazioni profonde del suo rispondere per purificarle e per renderle sincere e degne della grazia di Dio. Don Pasqualino diviene una guida sicura sul cammino di questa ricerca, perché lo ha personalmente percorso e  vissuto con sincerità e profondità e ne ha conosciuto i momenti difficili e quelli lieti. La sua esperienza  diviene un insegnamento attendibile, fortificato nella  sua scelta sacerdotale che lo rende padre spirituale e uomo di quel sacro mistero che assume il volto di Cristo nella storia personale e nella storia della comunità dei credenti. Le pagine scelte su questo tema dalle opere di don Pasqualino sono solo alcune tra quelle più significative e sono utilizzate per meglio conoscere la sua spiritualità in questo clima natalizio; esse si riferiscono alla sua riflessione personale, autobiografica, e a situazioni che sono raccontate in maniera romanzata, presentate come esortazioni morali e come richiami pastorali. Anche in tutta questa gamma è possibile leggere uno sviluppo spirituale, una ascensione  che porta l’autore dall’analisi di momenti intimi e personali alle proposte di una pedagogia che conduce ad identificare la ricerca di Dio con l’azione morale, con la liturgia vissuta come dialogo con il Salvatore, e con la preghiera che lega incessantemente la mente dell’uomo all’orizzonte divino.